martedì 7 ottobre 2014

Sentinelle in… pericolo. Insieme alla libertà



Domenica 5 ottobre  2014 si è svolta tra il silenzio assordante dei media la veglia nazionale delle Sentinelle in piedi, associazione aconfessionale e apartitica che manifesta contro l’approvazione della legge antiomofobia. Ma
perché questi cittadini manifestano contro una proposta di legge che apparentemente sembrerebbe civile e democratica? Perché si dovrebbe manifestare contro il diritto di una minoranza? E comunque perché questi cittadini mentre esercitavano un diritto previsto dalla Costituzione sono invece stati fatti oggetto di violenze e soprusi da parte di attivisti gay.

Per comprendere cosa dice il ddl Scalfarotto (ddl antiomofobia) è necessario intendersi sul termine omofobia.
Se una persona non condivide l’ideologia gay rischia di essere additata come “omofoba”. Il termine “fobia” indica una paura intensa, esagerata, per situazioni, oggetti o azioni che il soggetto prova nonostante spesso non ne capisca la ragione. Il fobico, posto a contatto con lo stimolo specifico temuto, presenta in genere vere e proprie crisi d’ansia più o meno intense e paralizzanti. Esempi di fobia sono per esempio la claustrofobia (paura per gli spazi chiusi o senza finestre) o l’aracnofobia (paura dei ragni). Appare decisamente fuori luogo — è evidente — etichettare chi non condivide l’ideologia gay come “omofobo”. Gli stessi manuali diagnostici non elencano tra le fobie la presunta “omofobia”; e recenti ricerche (Olatunji e al tri, 2004) escludono che essa possa essere definita tale. Ciò che viene chiamato “omofobia”, infatti, non è una malattia, ma un atteggiamento di non condivisione nei confronti dell’ideologia gay e di non approvazione nei confronti del l’omosessualità (che non significa odio o di sprezzo nei confronti delle persone con tendenze omosessuali).Perché la scelta del termine “omo-fobia”? Si tratta di un tentativo intimidatorio, del tipo: «Se vuoi essere considerato una persona ragionevole — e non un malato, un fobico — de vi condividere gli obiettivi del movimento gay». L’intimidazione, tuttavia, si sta trasformando sempre più in una minaccia: il movimento gay preme perché vengano approvate al più presto (e in alcuni paesi sono già state approvate) leggi che puniscono gli atteggiamenti definiti “omofobi”. L’omofobia, non accontentandosi di essere una inesistente malattia, diventa in tal modo un “crimine”, mentre gli “omofobi” (chi, cioè, non condivide il matrimonio gay, le adozioni gay, i rapporti omosessuali, eccetera) devono aspettarsi la pubblica riprovazione e, se insistono nel ribadire la loro posizione, una citazione in giudizio. L’utilizzo del concetto da parte degli attivisti gay non si ferma qui. È noto che le persone con tendenze omosessuali sono più frequentemente soggette a depressione, disturbo d’ansia generalizzato, disturbi del comporta mento, dipendenza dalla nicotina, abuso o dipendenza da altre sostanze rispetto agli eterosessuali; inoltre hanno più frequente mente episodi suicidari. Secondo gli attivisti gay questa sofferenza non sarebbe causata dai problemi emotivi che hanno come esito la tendenza omosessuale, ma... dalla “società omofoba”, ossia costruita sul modello eterosessuale. (da ABC per capire l’omosessualità).
Il ddl Scalfarotto considera l’omofobia nel senso indicato dalle associazioni gay. Ecco perché è una legge liberticida. Mira, infatti, in maniera non troppo velata a favorire un atteggiamento di condivisione nei confronti dell’ideologia gay. Ma un’ideologia non deve essere inculcata per legge. Massimo rispetto per le persone omosessuali ma forte avversione a un’ideologia (l’ideologia del Gender) che mina alle radici la verità dell’identità ontologica dell’essere umano.

Chiarito quindi che va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano fatte oggetto di espressioni malevoli e di azioni violente, (CDF. Cura pastorale delle persone omosessuali n. 10) resta però la libertà del cittadino, di ogni cittadino a liberamente manifestare come garantito dalla Costituzione Repubblicana. Anche contro presunti diritti di altri? Certo. Perché no? Qualcuno lo vieta?
Ricordo che è lecito in democrazia, mobilitarsi per "privare altri di diritti". Facciamo alcuni esempi. Se l'imprenditore dovesse lottare per privare i lavoratori dei diritti derivanti dall'art. 18 dello statuto dei lavoratori non farebbe altro che promuovere una società più vicina al suo modo di vivere. Ma anche quando i lavoratori lottano per estendere ai lavoratori che non possono goderne, tutti i diritti derivanti dal citato articolo fanno lo stesso. O quando la sinistra italiana qualche anno fa lottava per privare i cittadini italiani residenti all'estero del diritto di  voto alle elezioni politiche non lottava per privare altri di "diritti"? O se domani l'Islam chiedesse in Italia la poligamia (già recentemente rivendicata anche dai poliamoristi al gay pride) non ci ritroveremo a lottare contro il riconoscimento di  diritti che qualcuno rivendica come civili e qualcun altro una barbarie?

Ancora una domanda. Ma voi attivisti gay, signori arcobaleno e simili, non eravate pacifisti? Non eravate contro la violenza? Non eravate contro le prepotenze, contro le arroganze, a favore di ogni libertà?

O forse le Sentinelle in piedi vanno fermate perché hanno colto nel segno. Forse non siete quello che sbandierate ed è bastata una silenziosa, democratica, pacifista, colorata, intelligente, orgogliosa, veglia di sentinelle in piedi per dimostrare che le famiglie e i cittadini italiani devono alzarsi in piedi e protestare con veemenza contro una legge liberticida, contro la teoria del Gender, contro il matrimonio e le adozioni alle coppie gay, contro l’utero in affitto. Perché i diritti non sono capricci, i bimbi non si comprano, si generano con amore, e i più deboli (i bambini in questo caso) vanno difesi. Sempre.

Perché è meglio morire vegliando in piedi  che vivere zittiti e in ginocchio.

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